Heavy Metal
Passata la moda degli "student riot", dei "sit in", delle marce della pace e di tutto il folklore di sinistra in generale, un'ondata di arresti, esili ed omicidi polverizzano in pochi anni l'ala estremista del Movement.
Alla musica è affidato un compito assai arduo: tramandare l'umore di quella ribellione intransigente. Ma il disimpegno degli anni '70 è in aguato, e l'heavy metal che cresce sulle ceneri del rock rivoluzionario finisce per essere una parodia infelice dell'antenato e ancora una volta è divorato dalla febbre consumista: l'heavy-metal diventa semplicemente un'alternativa all'AOR. Masse di giovani da discoteca si esaltano ascoltando il baccano che risuonava nelle strade infiammate di Detroit.
Indice
Storia
Le scuole orientali
L'heavy metal fa presa soprattutto sulla East Coast, dove si esprime in modo più teatrale. A New York il trio power-rock alla Cream era stato importato dai Mountain di Felix Pappalardi (non a caso ex produttore dei Cream). Il loro esempio non aveva comunque fatto molti proseliti. Anni dopo sono i Blue Oyster Cult ad imporre quello che sarebbe diventato il modello locale, riscoprendo i rituali satanici dei Black Sabbath e adattandoli alla civiltà americana.
A questa interpretazione sinistra del suono "pesante" si ispirano, accentuandone i toni decadenti, i due complessi da classifica degli anni '70: gli Aerosmith e i Kiss, grosse attrazioni di massa e splendide parodie di complesso rock. Con loro nasce ufficialmente il rock dell'"horror-shock", perverso e talvolta macabro, figlio del glam rock inglese. È grazie al loro successo, e a quello di complessi più melodici come i Boston, che viene alla luce il sottobosco di bande ispirate al garage rock (gli Starz di "Pull The Plug" e "Boys In Action", entrambe del 1976) all'hard rock (i Riot di "Swords and Tequila", 1981), al blues rock (i Rods di "Nothing Going On In The City", 1981 e "Devil's Child", 1982).
L'heavy metal trova terreno fertile anche fuori degli States, in Canada prima e in Australia poi, paesi che non hanno vissuto per nulla i conflitti politici da cui ebbe origine, ma che hanno sempre vantato ottime tradizioni di blues rock e psichedelia. In Australia esercitarono i Buffalo, influenzati da Black Sabbath e Blue Cheer, titolari di "Dead Forever" (1972), e soprattutto gli AC/DC.
La tradizione del rock duro canadese risale addirittura ai primi anni '60, quando si formarono i Guess Who, evolutisi due decenni dopo nei Bachman-Turner Overdrive. Il successo su scala mondiale premiò i Rush. Ma i più originali alfieri della scuola canadese furono forse i Mahogany Rush di Frank Marino, il migliore e il più devoto dei discepoli di Hendrix, e i Chilliwack, quintetto di hard rock progressivo capace di suite psichedeliche (l'intero doppio del 1971) come di canzoni melodiche ("Fly At Night", 1977 e "My Girl", 1981). Nel decennio successivo le bande heavy si moltiplicheranno: se gli Anvil ("666", 1982) sono i maggiori, April Wine e soprattutto Triumph ("Hold On", 1979) saranno i più commerciali, mentre gruppi come Teenage Heads (un incrocio fra Flamin' Groovies e Van Halen), Exciter ("Heavy Metal Maniac", 1983) e Fist rimarranno sempre in ombra.
Con questi complessi la fisionomia del genere è ormai ben definita: esibizionismo teatrale, travestismo decadente e horror satanico si accoppiano a fendenti e ululati sempre più viscerali. I Cheap Trick sposano questa prassi alla filosofia dell'"american graffiti" e fungono da trait d'union con il nascente punk rock.
Il "Guitar Hero"
La figura del chitarrista diventa ancor più mitologica di quanto lo era stata fin dal primo rock and roll. La chitarra, che era stata l'altra voce del bluesman e l'organo sessuale dei rocker, diventa un'arma onnipotente, capace di conferire poteri sovrumani a chi la maneggia. La truculenza del chitarrismo heavy non avrà più limiti.
Questa immagine esaltatrice del chitarrista porta alla ribalta tutta una serie di draghi dello strumento, impegnati in un rock possente e acrobatico, e fra i primi si distinguono alcune vecchie glorie in disuso come Joe Walsh, Ted Nugent, Rick Derringer ("Rock And Roll Hoochie Coo", 1973) e Billy Squier ("The Stroke" (1981), "Everybody Wants You" (1982), "Rock Me Tonite" (1984), "Don't Say You Love Me" (1989), fino al mito di Joe Satriani, il guitar-hero che ha riportato in classifica il rock strumentale con jam di boogie creativo, e al suo comprimario Stuart Hamm, il primo bassista a incidere album strumentali da classifica. Il chitarrista spodesta decisamente il cantante, anche se negli anni '80 vecchi marpioni come l'inglese John Parr ("Naughty Naughty", 1984) riusciranno a scalare le classifiche sfruttando l'ugola ruggente.
La scuola occidentale
Con gli anni '70 già avanzati l'epidemia heavy migra a Ovest, nella California che fu dei Love e dei Blue Cheer, e produce bande fortemente compromesse con il blues rock, sulla falsariga dei Mountain, come i Montrose. Due gruppi influenzano lo sviluppo di un heavy metal locale, gli Heart e i Journey, entrambi estranei al glamour della East Coast e fedeli discepoli del rock "no nonsense" della Baia. In zona i piu` "duri" sono i Tommy Tutone, eredi dell'hard rock melodico ("8675309", 1982) e gli Yesterday & Today ("Earthshaker", 1976, "Open Fire", 1982, "Sommertime Girls", 1986), la cui eredità verrà raccolta anni dopo dai Sea Hags ("Half The Way Valley", 1989) e dai Jetboy ("Fire In My Heart", 1988).
Fungono da raccordo con quei complessi capi-scuola due fenomeni commerciali senza eguali nella storia del genere: le Runaways di Joan Jett e Lita Ford, ultimo residuato di rock decadente, e i Van Halen di Eddie Van Halen, il gruppo archetipico della terza generazione.
La scuola di Seattle, iniziata dagli Angel di Greg Giuffria a imitazione dei Kiss, darà diversi campioni di heavy progressivo (Queensryche) di horror sanguinario (i Metal Church di "Merciless Onslaught", 1981), per culminare nella generazione del grunge.
La scuola britannica
Il fenomeno heavy metal fu ancor meno serio in Gran Bretagna, dove i nipotini di Deep Purple e Black Sabbath approfittarono del bailamme dovuto al punk rock per sbandierare le loro micidiali sventagliate chitarristiche.
A cominciare furono in realtà i Judas Priest, ma il fenomeno esplose con i Motorhead, proprio nel fatidico 1977, con uno stile che ricordava i fasti di Detroit. Da loro prese il via l'ondata commerciale dei tanti Iron Maiden, anche loro "dark" come i Priest, e Def Leppard, questi ultimi i più venduti.
Nel 1979 gli esponenti riconosciuti del genere erano ancora pochissimi, giusto i Saxon di "Stallions Of The Highway" (1979), "Heavy Metal Thunder" (1980) e "Wheels Of Steel" (1980), e le Girlschool di Kim McAuliffe (un incrocio fra Suzi Quatro e Ann Wilson), controparte femminile dei Motorhead ("Take It All Away", 1979, "Emergency", 1980) che più tardi avrebbero aderito a produzioni più pop ("Hit And Run", 1981, "Going Under", 1983, "Play Dirty", 1983). L'anno successivo il numero dei complessi proliferò, con risultati originali nell'hard rock stilizzato dei Diamond Head ("It's Electric", 1980; "Am I Evil", 1980) e nei Girl ("Hollywood Tease", 1980; "Doctor Doctor", 1980).
Nel 1981 si moltiplicarono i seguaci degli Iron Maiden e il dark-rock divenne preponderante rispetto agli altri sottogeneri: Angel Witch ("Angel Witch", 1980) e Holocaust ("Nightcomers", 1981) aprirono le fila di un black metal che avrebbe trovato i suoi maestri nei Venom.
Fra le decine di complessi che spuntarono negli anni seguenti si distinsero i Raven ("Don't Need Your Money", 1981, "Hard Ride", 1981), i Wrathchild, i maggiori esponenti dello shock-rock osceno ("Rock The City Down", 1982, "Do Ya Want My Luv", 1983), e i Waysted ("Price You Pay", 1984).
La scuola continentale
Il fenomeno dilagò anche nel Continente quando le classifiche americane accolsero il pop-metal dei tedeschi Scorpions. L'Internazionale dell'heavy metal annovera Michael Schenker, chitarrista tanto degli Scorpions quanto degli UFO, gli altri tedeschi Accept (antesignani dello speed metal con "Fast As A Shark", 1982), i finlandesi Hanoi Rocks ("Dead By Xmas", 1982, "Sweet Home Suburbia", 1983), gli svizzeri Krokus ("Heatstrokes", 1980, "To The Top", 1982, "Headhunter", 1983), gli altri svizzeri Celtic Frost, i danesi Mercyful Fate, gli olandesi God ("Risk Of Regrets", 1988) e il chitarrista prodigio svedese Yngwie Malmsteen, emulo dei riff classicheggianti di Ritchie Blackmore ("Heaven Tonight", 1988).
La sotto-cultura dell'heavy metal
Negli anni '80, e in particolare a partire dall'anno boom 1983, la popolarità dell'heavy metal è ormai straripante, e anche un po' abnorme, essendo pochissimi gli hit in testa alle classifiche di vendita. Ma il fanatismo degli "headbanger" è senza precedenti, e presto invaderà anche le chart (nell'aprile del 1989 le classifiche di Billboard riporteranno 7 singoli e 14 album di heavy metal) e i programmi radiofonici (la KNAC di Long beack e la KSJO di San Jose saranno interamente dedicate al genere 24 ore al giorno).
Da un lato si fa sentire l'influsso della discoteca (il battito quasi metronomico, il sintetizzatore), dall'altro quello del punk rock (il canto tormentato, l'assalto da "panzer divisionen", le vetriolate chitarristiche, gli ululati corali da slogan rivoluzionario).
In questo decennio l'heavy metal ha subito una mutazione che ne ha radicalmente alterato i valori morali. "Metallo pesante" è diventato sinonimo di musica aggressiva e reazionaria, sospinta dalla mentalità prepotente e qualunquista del dopo flower-power. La violenza dell'heavy metal si presenta come una perfetta antitesi del movimento pacifista, anzi come il modo più crudele di umiliare un hippie. Il posto dei fiori, delle bende in fronte, e delle medaglie inneggianti al libero amore, viene preso da catene, pugni di ferro, uniformi di cuoio, tatuaggi satanici. Il colore dominante è il nero. I fan dell'heavy metal somigliano più ai medievali cavalieri della morte, chiusi in tetre armature e lanciati verso imprese di terrore e distruzione; non hanno più nulla in comune con i profeti dell'utopia.
I rari slogan di ribellione che ancora si sentono urlare a squarciagola vanno inquadrati nel complesso di impulsi che spinge il teenager violento a scagliarsi contro tutto, e in particolare contro il sistema degli adulti.
Il sesso è ormai una componente accessoria. E si riduce comunque alle manifestazioni di maschilismo più bieco, tipo "give her inches and feed her well" ("dalle centimetri e nutrila bene", come dicono gli Scorpions).
La musica ad alto volume, con riff terrificanti e ritmo da mezzo cingolato, è sinonimo di potenza. Il modello di comportamento è quindi l'arroganza pura, fine a se stessa, fine alla dimostrazione del proprio potere. Qualche volta il tutto degenera in rituale perverso, in sadismo bestiale, in orge di violenza gratuita.
Il "metal-appeal" conquista soprattutto le classi inferiori, che sfogano così, nel modo meno pericoloso, le proprie frustrazioni. E in realtà non fanno altro che continuare, con costumi diversi, una tradizione ben integrata nella società americana, la stessa che porta il bravo borghese di Los Angeles a girare con un fucile in macchina, la stessa che esalta la personalità dei "macho" nella provincia del profondo Sud.
Il metal-appeal si esprime in fondo attraverso due metafore parallele: il flirt con il Demonio e la sfida alla Morte. L'iconografia mortuaria e quella infernale (spesso non a caso con tinte medievali) si sbizzarriscono in scene turpi e turpiloquenti (tipiche le chitarre impugnate come peni giganti o come mitragliatori). Ben lontani dall'officiare una messa nera, i fan dell'heavy metal cercano in realtà di costruire un sistema di simboli in cui la loro libertà personale, negata e umiliata dalla società, trovi un modo d'essere.
La sottocultura dell'heavy metal ha sostituito il culto del potere ai vecchi culti della droga, dell'alcool, dell'auto-distruzione.